PREFAZIONE

L'omelia è per i predicatori un ministero piacevole e difficile, per i fedeli un appuntamento abituale, per altri ancora un curioso oggetto di indagine.
Si sono moltiplicati in questi ultimi tempi i sondaggi per mostrare l'incidenza della proposta sugli ascoltatori. È risaputo che queste inchieste non sono oroscopi infallibili, né barometri di precisione, eppure forniscono un primo orientamento. I risultati, facendo tendere la lancetta al brutto, carichi come sono di critiche e di insoddisfazione, potrebbero favorire lo scoraggiamento o, peggio, l'arrendevolezza. In generale, le omelie sono criticate per la lunghezza, la ripetitività, la molteplicità di argomenti, la incapacità di comunicare, la mancanza di riscontro nella vita pratica, la lontananza dal testo biblico proclamato nella liturgia della Parola.
L'insistenza di studi, di sondaggi e di ricerche sull'omelia testimonia l'attualità del tema. Fa piacere constatare che anche sul versante laico si mostri un interesse che, sebbene abbia diverse ragioni, tuttavia afferma almeno implicitamente il diritto dell'ascoltatore di avere un prodotto di qualità.
Tali inchieste sollecitano, positivamente, ad una revisione radicale e stimolano a rivitalizzare l'impegno in questo ministero della Parola. L'omelia rimane un compito essenziale del sacerdote che, oltre all'incoraggiamento, necessita di alcune chiarificazioni ed, eventualmente, anche di alcuni sussidi pratici.

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