LIBRI IN ORDINE CRONOLOGICO
PREMESSA
Poche pagine nel N.T. sono considerate insignificanti come quelle di Mt. 1,1-17 e Lc. 3,23-38 che riportano la genealogia di nostro Signore. La stucchevole monotonia di una interminabile sequenza di nomi non sembra avere molto da comunicare al lettore che vuole aprirsi al messaggio del vangelo. E per di più la genealogia di Mt. costituisce il primo contatto con il vangelo.
Anche questa volta l'apparenza inganna. se da un lato è vero che una lunga lista di nomi strani non ispira nulla al lettore e può addirittura scoraggiarlo, è non meno vero, dall'altro lato, che una osservazione più attenta può dischiudere orizzonti nuovi e impensabili. Basta fare riferimento a un buon commentario per accorgersi quale interesse sia riservato alla genealogia, certo per le difficoltà che essa comporta, ma anche e soprattutto per il messaggio ivi racchiuso.
Oltre ai commentari maggiormente in uso1 due recenti studi molto seri, uno di D.M. Johnson e l'altro di R.R. Wilson, hanno proiettato nuova luce sul valore delle genealogie, per le quali l'interesse scientifico non si era mai sopito2 . Il nuovo interesse ha però cambiato voce, non più lo sforzo di accordare ad ogni costo Matteo e Luca, né la forzata conciliazione con i dati storici, ma il tentativo sereno di far affiorare il messaggio che si cela dietro la cortina dei nomi. A questo ha contribuito notevolmente sia la scoperta di abbondante materiale archeologico che ha aperto le finestre sulle culture coeve alla Bibbia liberandola dal suo aureo isolazionismo, sia il cammino compiuto dall'esegesi in questi anni. ogni brano deve essere studiato come unità, nella sua origine, nel suo significato e struttura interni, ma pure come parte relazionata a un tutto che la comprende. In questa relazione di unità e di parte-tutto grande attenzione si deve rivolgere al redattore come responsabile ultimo del significato del brano. In altre parole si deve porre attenzione alla teologia del redattore perché proprio in funzione di essa si regola nello scegliere e disporre il materiale trovato o avuto dalla tradizione.
Passando ora a considerare la genealogia di Matteo, vogliamo sostenenere la tesi che egli scrive 1,1-17 come «teologia della storia»: gli avvenimenti non sono lasciati al caso ma sono guidati dalla Provvidenza di Dio che tutto indirizza verso il fine che è il Cristo in mezzo agli uomini.
Il cammino si dividerà in tre parti: nella prima considereremo le genealogie come fenomeno e genere letterario in generale. Lo vedremo quindi applicato in alcuni esempi extra biblici, per essere così introdotti alle genealogie dell' A.T. e del giudaismo. Un approccio generale e poi comparato alle due genealogie del N.T. concluderà la prima parte.
La seconda avrà come oggetto l'analisi della genealogia di Matteo, prendendo in esame prima le difficoltà e poi le inserzioni che favoriscono la decodificazione della idea teologica sottesa.
A giustificazione dell'idea teologica proposta servirà la terza parte che dopo aver dato uno sguardo al concetto di storia nell'A.T. riprenderà le conclusioni precedenti applicandole alla genealogia di Matteo e sosterrà che egli veramente l'ha scritta come «teologia della storia».
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Introduzione
L'unico vangelo
Lo studio introduttivo a un libro biblico è analogo alla ricognizione aerea di una zona; con un colpo d'occhio si vede se il territorio è montagnoso, collinare o piano, se è solcato da qualche fiume o arido, se coltivato o incolto. La visione generale ha funzione unificatrice e predispone all'incontro con il particolare che verrà considerato come parte di un tutto precedentemente visto.
La parola "vangelo" evoca istintivamente in noi l'immagine di un testo scritto, un libretto, che racconta la vita di Gesù. Bisogna ricordare che prima di essere un testo scritto, il vangelo è vissuto ed è stato tramandato per alcuni anni in forma orale come annuncio, predicazione, testimonianza. L'apostolo Paolo usa frequentemente il termine vangelo (cf Rom 1,1; 10,16) alludendo al messaggio di cui egli è annunciatore e non a un testo scritto che al suo tempo non esisteva ancora. Il messaggio non è altro che la persona di Gesù, quello che lui ha detto e fatto, cosicché il vangelo è Gesù stesso. Gli apostoli che hanno condiviso con lui l'esperienza di una vita insieme, raccontano quanto hanno visto, sentito e compreso affinché altri si convincano che «in nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati» (At4,12). La loro esperienza è narrata affinché anche altri possano conoscere e incontrare Gesù. Questo è il vangelo.
Il diffondersi del cristianesimo e il venir meno degli apostoli suggeriscono di fissare per iscritto quanto fino allora era stato conosciuto e tramandato oralmente. A partire dal II° secolo, con Giustino si inizia a chiamare vangelo il testo scritto che riporta fedelmente l'esperienza degli apostoli. D'allora in poi tutti coloro che non conobbero Gesù personalmente trovano nello scritto il mezzo abituale per incontrarlo. Grazie al testo è consentita la conoscenza del Gesù storico, proprio come se parlasse e agisse oggi, qui, per noi.
Ireneo parla di vangelo quadriforme: si tratta dell'unico vangelo che è Gesù Cristo, considerato da quattro prospettive diverse, quanti sono appunto gli evangelisti. Non dunque quattro vangeli, ma un unico vangelo presentato secondo Matteo, secondo Marco, secondo Luca e secondo Giovanni. E' invalso l'uso di chiamare vangelo ognuno dei quattro libretti che trattano di Gesù e si sente dire "i quattro vangeli". L'espressione risulta impropria, anzi, rigorosamente parlando, falsa.
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PREFAZIONE
In un tempo in cui le parole 'parlate' invadono la nostra vita, è bello lasciare spazio alle parole 'parlanti': molte le prime, poche le seconde, come perle, come gocce di rugiada. Tra queste annoveriamo senz'altro il vangelo che acclamiamo festosamente, ad ogni celebrazione liturgica, come «Parola del Signore».
Per entrare in contatto con tale Parola, ll presente contributo intende favorire la lettura e la comprensione del Vangelo di Marco, un simpatico testo che mette a contatto con la persona di Gesù.
Il modo di procedere è semplice e ovvio: una prima parte offre alcune chiavi di accesso al Vangelo di Marco nel suo insieme; si tratta di questioni introduttorie che impediscono al lettore di sentirsi spaesato nel caso non abbia ancora dimestichezza con il testo evangelico. La seconda parte è uno specimen di lettura di un brano biblico. Sono quattro esempi, selezionati per offrire una panoramica la più vasta possibile (inizio, miracoli, discorsi, sequela). La terza parte è un tentativo di sintesi teologica, attorno alla figura di Cristo. Qui viene focalizzato il mistero pasquale, centro e cuore pulsante del vangelo.
Queste pagine svolgono la semplice funzione di mediazione e hanno il modesto intento di favorire la personale e diretta conoscenza del testo biblico. Vero protagonista rimane il lettore, sollecitato a percorrere un ulteriore tratto di strada che lo porta a scoprire la ricchezza del vangelo che non cessa di stupire: più lo si conosce e più lo si ama, e viceversa.
15 luglio 1997
Mauro Orsatti
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PER MEGLIO CONOSCERE MARCO
Introduzione al secondo vangelo
Alla riscoperta del vangelo di Marco
Chi prende in mano il vangelo secondo Marco si rende subito conto che è più breve degli altri: solo 16 capitoli contro i 28 di Matteo, i 24 di Luca e i 21 di Giovanni. Se poi si contano i versetti, quelli di Marco assommano a 661 contro i 1068 di Matteo, i 1160 di Luca e gli 878 di Giovanni. La minor consistenza può essere registrata come primo fattore negativo che ha nuociuto all'immagine di Marco. Considerando poi che il suo contenuto, eccezione fatta per 63 versetti, si ritrova identico o simile al 90% in Matteo e al 50% in Luca, si comprende un certo disinteresse, se non proprio lo stato di abbandono, a cui è stato condannato involontariamente il suo vangelo. Si aggiunga, sempre a suo favore, il poco elogiativo commento di S. Agostino che lo considerava un riassunto di Matteo. Così si determinò per secoli l'eclisse del vangelo di Marco.
In definitiva, si sarebbe trattato di un vangelo povero, quantitativamente poco esteso e contenutisticamente poco rilevante, perché i suoi temi si potevano ritrovare per intero e con una rappresentazione più raffinata in Matteo e in Luca. Sembrava decretata e inesorabile la sorte di questo evangelista. E in uno stato di oblio rimase finché K. Lachmann (1793-1851), filologo tedesco professore all'università di Berlino, stabilì definitivamente la priorità dell'evangelo di Marco. Gli si riconosceva il grande merito di essere stato il primo a schizzare il genere letterario di "vangelo". E' come dire che a Marco si attribuisce il brevetto del vangelo. Come d'incanto il vangelo di Marco uscì dalle sabbie del disinteresse, suscitando una torrenziale produzione letteraria che lo riabilitava.
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PREFAZIONE
Quando l'Editrice Queriniana mi propose di commentare le due lettere di Paolo ai Tessalonicesi per la collana LoB, accettai volentieri perché mi trovavo a lavorare in un campo che avevo più volte dissodato. Infatti, trattai il tema in alcuni corsi biblici ai laici, lo proposi in un corso alla Facoltà di Teologia di Lugano nel semestre estivo 1993/94, lo commentai per La Bibbia Piemme (Casale Monferrato 1995, pagg. 2877-2906).
Contemporaneamente fui preso da un senso di smarrimento: esistono già validi commentari, di piccole e grandi dimensioni, adatti a tutti i palati come pure a tutte le tasche, che cosa avrei potuto aggiungere? La sensazione di essere ripetitivi logora come una tentazione sempre in agguato. Ma un avvenimento spazzò via le mie perplessità. Un giorno incontrai casualmente un uomo che, da me non riconosciuto, si presentò come un partecipante a uno dei miei corsi biblici e mi confidò: «Ieri stavo ascoltando le cassette registrate durante il suo corso sui Tessalonicesi». Se quel laico, padre di famiglia e impegnato nella vita professionale e sociale, trova il tempo e ha il piacere di sentire un commento ai testi biblici, perché non dobbiamo continuare a fornire materiale per venire sempre più incontro ai desideri della gente? Quell'uomo aveva realizzato per sé quanto Paolo riconosce alla giovane comunità di Tessalonica: «Avendo ricevuta da noi la parola divina della predicazione, l'avete accolta non quale parola di uomini, ma, come è veramente, quale parola di Dio, che opera in voi che credete» (1Ts 2,13).
Con questo spirito di servizio alla Parola mi sono accinto a preparare il presente commento che, rifuggendo dalla ricercatezza tecnica di alcuni commentari, vuole essere una delle tante mediazioni perché la Parola di Dio sia accolta e possa arricchire l'esistenza cristiana.
Mauro Orsatti
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VANGELO AL FEMMINILE
Nella Vita di Caterina da Siena scritta dal beato Raimondo da Capua si trova un curioso dialogo fra la Santa e Gesù. Caterina si rivolge a Cristo rivelandosi figlia del suo tempo (1347-1380), autoflagellandosi proprio perché donna: «Il sesso vi ripugna per molte ragioni. Alle donne non spetta di ammaestrare gli altri sia perché il loro sesso è spregevole, sia perché non conviene ad un tal sesso conversare con l'altro». La risposta di Gesù è sorprendente e provocatoria: «Non sono io colui che ha generato il genere umano e ha formato l'uomo e l'altro sesso? Non c'è presso di me uomo o donna, popolano o nobile, ma tutte le cose davanti a me sono uguali [...]. Darò dunque al mondo donne non dotte e fragili ma dotate da me della forza e della sapienza divina, per confondere la temerarietà degli uomini».
Oggi nessuna donna parlerebbe più in quel modo. Anche la comunità cristiana si interroga con sempre maggiore vivacità sul ruolo e sul valore della donna. Negli ultimi anni non sono mancati segnali positivi: il discorso di Pio XII nel 1945 alle donne del Cif, l'enciclica Pacem in Terris di Giovanni XXIII, il Concilio Vaticano II, il Messaggio alle donne di Paolo VI alla conclusione del Concilio, la proclamazione di Santa Teresa d'Avila e di Santa Caterina da Siena 'dottori della Chiesa', e alcuni anni fa - esattamente il 15 agosto 1988- la lettera apostolica Mulieris Dignitatem di Giovanni Paolo II. Il pianeta donna disegna sempre più una traiettoria precisa che va ad intersecarsi con il pianeta uomo. Recuperare il mondo femminile è anche urgenza pastorale. Al Sinodo dei Vescovi del 1980 il primate del Belgio, mons. G. Danneels, dichiarò: «Dopo le crisi di fiducia che hanno segnato le relazioni fra la Chiesa e il mondo operaio, tra la Chiesa e il mondo intellettuale, una perdita della sua credibilità nel mondo delle donne avrebbe conseguenze gravi. La partenza silenziosa di ragazze e di giovani madri provocherebbe l'emorragia forse più pericolosa di tutta la storia della Chiesa».
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PREFAZIONE
Il Vangelo di Luca ha sempre goduto la simpatia di tutti: gli studiosi vi hanno trovato materiale originale e ben organizzato, poeti e artisti vi hanno attinto ispirazione per le loro opere, teologi e maestri di spirito si sono lasciati guidare dalla sua sapiente pedagogia spirituale, la gente semplice ha fissato nella memoria espressioni e immagini che appartengono al patrimonio della cristianità. Non è possibile recensire le opere d'arte che hanno esaltato brani lucani: pensiamo anche solo alle infinite rappresentazioni dell'annuncio dell'angelo a Maria. Praticamente impossibile individuare l'incidenza spirituale dei messaggi che vengono da pagine, a dir poco stupende, come la parabola del padre che mostra benevolenza e comprensione verso i due figli o come quella del buon samaritano che presta soccorso senza dare spazio ad antiche ruggini.
Quello di Luca è, quantitativamente, il più lungo scritto evangelico, con un totale di quasi 1200 versetti. Lasciando da parte il Vangelo di Giovanni che ha un impianto e una sensibilità propri, all'interno dei vangeli sinottici (Matteo, Marco, Luca) che pure hanno un tracciato comune e materiale affine, Luca dimostra la più spiccata originalità perché riporta in esclusiva oltre 600 versetti. Il che significa che una buona metà del suo vangelo non ha riscontro sinottico, cioè non è possibile confrontarlo con gli altri due. L'attenzione delle pagine che seguiranno verte proprio su alcuni brani presi tutti da tale materiale 'esclusivo'.
Nella scelta del materiale solo lucano, mi sono attenuto a due criteri che sono altresì due spiccate sensibilità della sua teologia: l'attenzione alle donne in generale e a Maria in particolare, nonché una evidente predilezione per il mondo degli emarginati, primi fra tutti i peccatori. Ne vengono le due parti del libro, la prima (già pubblicata), una specie di 'vangelo in rosa' che esalta la maternità e la femminilità, e la seconda che celebra la misericordia di un Dio che, padre dal cuore di madre, si rende vicino all'uomo nella persona del Figlio, Gesù di Nazaret. La tenerezza femminile (della donna o di Dio) è dunque l'ideale asse attorno a cui ruotano tutti i brani commentati.
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CORINTO UNA COMUNITÀ VIVA E SEMPRE IN FERMENTO
INTRODUZIONE ALLE DUE LETTERE AI CORINTI
La comunità di Corinto è un esempio da riprendere e da rimeditare da parte delle nostre comunità che oggi hanno in fondo gli stessi problemi: difficoltà a costruire la comunione nella diversità, tentazione di manipolare la fede a servizio di interessi contrapposti, infiacchimento degli ideali e assuefazione alla mediocrità, visione particolaristica dei problemi, perdita del senso rivoluzionario della croce, impoverimento del genuino annuncio del Vangelo, dimenticanza del valore del presente, sopravvalutazione del significato dell'antica alleanza, alterazione della funzione dell'apostolo e quindi dell'obbedienza, crisi dell'autorità e ribellione all'interno stesso della Chiesa.
Sono queste alcune indicazioni che invitano noi e le nostre comunità a ripercorrere l'itinerario pedagogico di Paolo per formare una fede e una Chiesa più pronta a testimoniare e a costruire un'autentica comunità che si fondi sulla comunione.
Dopo uno sguardo alla città di Corinto, offriremo una breve presentazione delle due lettere inviate alla comunità, prima di soffermarci a considerare gli elementi di disturbo e le correzioni suggerite da Paolo. Una nota bibliografica, prima della conclusione, aprirà possibili orizzonti alla ricerca e all'approfondimento personale.
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PREFAZIONE
Il presente lavoro è un modesto contributo alla già ricca biblioteca che raccoglie commenti e studi sul Vangelo secondo Giovanni. Non si tratta di un commentario in senso stretto, perché non esamina tutti i passi evangelici. È comunque una panoramica completa che spazia dal Prologo alla Pasqua, passando attraverso incontri, discorsi, diatribe, miracoli, tutti pezzi che compongono la grande famiglia del Vangelo.
Il taglio è sostanzialmente esegetico-spirituale: dalla base di una informazione che sia, spero, seria e fondata, si dipartono spunti che dovrebbero illuminare la vita, riscaldare il cuore, interrogare la propria coscienza di uomini e di cristiani.
Esiste un duplice strato di lettura, quello del testo e quello delle note. Il lettore sarà per lo più interessato al testo, perché lì sono condensate le principali informazioni che rendono intelligibile e logico il discorso. Il procedimento è abbastanza fisso. Si parte da una breve presentazione generale, si inquadra il brano nel contesto e lo si guarda al suo interno, quindi si passa alla parte principale, data dal commento. Alla fine si getta un ponte con l'attualità e con il vissuto quotidiano. Non raramente sono inseriti scampoli di approfondimento («note di teologia giovannea») per favorire la familiarità con il ricco sostrato letterario e teologico.
Può darsi che alcuni lettori, già in possesso di tante nozioni e abituali frequentatori del testo evangelico, abbiano bisogno di maggiore documentazione e siano desiderosi di spaziare su orizzonti più aperti. A questo scopo sono state pensate le note, collocate a piè di pagina e scritte in carattere minore. Tra esse si può 'navigare' con diversi intenti: il desiderio di individuare la fonte da cui è tratta una citazione, oppure la sollecitazione ad approfondire un tema, disponendo di una bibliografia, oppure ancora il confrontare opinioni diverse che si collocano accanto alle soluzioni proposte. Insomma, nel sottobosco delle note è possibile fare una lettura parallela che approfondisce, motiva, amplia quella del testo.
Lo scopo rimane, comunque, quello di familiarizzare sempre più il popolo di Dio con il sacro testo, rispondendo all'auspicio conciliare: «Il santo concilio esorta con forza e insistenza tutti i fedeli, soprattutto i religiosi, ad apprendere "la sublime scienza di Gesù Cristo" (Fil 3,8) con la frequente lettura delle divine scritture. "L'ignoranza delle scritture, infatti, è ignoranza di Cristo". […] Si ricordino però che la lettura della sacra scrittura deve essere accompagnata dalla preghiera, affinché possa svolgersi il colloquio tra Dio e l'uomo; poiché "gli parliamo quando preghiamo e lo ascoltiamo quanto leggiamo gli oracoli divini"» (Dei verbum, n. 25).
Mauro Orsatti
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LA PRIMA LETTERA DI GIOVANNI
La prima lettera di Giovanni, al pari di tutte le lettere, appartiene ad un universo che occorre conoscere almeno nei suoi dati essenziali. Essa rientra nel gruppo delle cosidette lettere cattoliche e , all'interno di queste, è corredata con altre due lettere che insieme formano le 'lettere di Giovanni'. Vogliamo presentare a mo' di premessa il gruppo delle lettere cattoliche e quindi quello delle lettere giovannee. Quindi passeremo in breve rassegna alcune tematiche (scopo, autore, data, struttura ecc.) che costituiscono di solito ciò che va sotto il nome di 'introduzione' a un libro biblico.
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PREFAZIONE
Il presente lavoro è un modesto contributo alla ricca biblioteca che raccoglie commenti e studi sulla Lettera di Paolo alla comunità di Filippi. Con un po' di enfasi, potrebbe valere anche per questo scritto paolino l'espressione latina numquam satis, nel senso che la profondità di un testo biblico non è mai sufficientemente sondata e la sua ricchezza mai definitivamente posseduta. Rimane sempre spazio alla ricerca e all'approfondimento.
Questo commentario è pensato per essere un agile strumento di lettura e di consultazione. Non si è voluto perciò entrare nel dettaglio di problemi aperti, né indugiare troppo su questioni poco interessanti per il lettore non specialista. Esistono buoni commentari che possono egregiamente soddisfare le attese di lettori molto esigenti.
Il taglio è sostanzialmente esegetico-spirituale: dalla base di un'informazione seria e fondata, si dipartono spunti che dovrebbero illuminare la mente, riscaldare il cuore, interrogare la propria coscienza di uomini e di cristiani.
È possibile una duplice lettura, quella del solo testo e quella integrata dalle note. Chi vuole seguire il filo conduttore, sarà interessato soprattutto al testo che offre una panoramica completa della lettera. Chi invece volesse qualche approfondimento, può riferirsi alle note che servono, sia a documentare il pensiero espresso nel testo, sia a rimandare ad una bibliografia più vasta e spesso specializzata.
Sono debitore a molti delle idee qui espresse. In primo luogo agli autori, citati nelle note, che hanno ispirato o addirittura guidato il mio pensiero. Senza di loro il presente scritto non avrebbe mai visto la luce. In secondo luogo, sono debitore ai miei studenti della Facoltà di Teologia di Lugano (Svizzera), primi destinatari di queste note. Con la loro intelligente presenza e con le loro pertinenti domande hanno stimolato il chiarimento e l'approfondimento. Agli uni e agli altri, vada il mio grazie riconoscente.
Nella provvisorietà delle nostre modeste conclusioni potremo gioire di aver esplorato insieme un frammento di eternità e di esserci inoltrati un poco di più nel sentiero della ricerca teologica, nella viva speranza di trovarci iscritti «nel libro della vita» (Fil 4,3).
Ora il manoscritto lascia gli ambiti ristretti nei quali è sorto e passa ad un pubblico più ampio e più vario. Cambiano i destinatari, non cambia lo scopo. Esso rimane, sostanzialmente, quello di familiarizzare sempre più il popolo di Dio con il sacro testo, rispondendo, almeno in parte, all'auspicio conciliare: «Il santo concilio esorta con forza e insistenza tutti i fedeli, soprattutto i religiosi, ad apprendere "la sublime scienza di Gesù Cristo" (Fil 3,8) con la frequente lettura delle divine scritture. "L'ignoranza delle scritture, infatti, è ignoranza di Cristo". […] Si ricordino però che la lettura della sacra scrittura deve essere accompagnata dalla preghiera, affinché possa svolgersi il colloquio tra Dio e l'uomo; poiché "gli parliamo quando preghiamo e lo ascoltiamo quanto leggiamo gli oracoli divini"» (Dei verbum, n. 25).
Mauro Orsatti
25 marzo 1999
Festa del gioioso annuncio a Maria della nascita di Gesù
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Prefazione
Nella collana Le Àncore sono da tempo disponibili due miei volumetti su Marco e Luca. Non poteva mancare Matteo e così il presente lavoro completa il trio degli evangelisti sinottici.
Matteo si è meritato ben presto il primo posto nella lista degli evangelisti perché il suo testo si prestava bene ad essere un ottimo manuale di catechismo per la comunità. Egli ha impresso un colpo d'ala alla religiosità ingessata del suo tempo. Propone un Cristo vivo, palpitante, ricco di parola e di azione, aureolato da una coerenza che lo pone solidale con gli ultimi e intimo con il Padre. Matteo ha celebrato in modo eccellente la comunità ecclesiale, centrata su Cristo e impegnata per una costruzione all'interno e all'esterno. All'interno essa promuove un'accoglienza continua e perfino ostinata dell'altro, anche se diverso e peccatore. All'esterno spalanca orizzonti sempre nuovi, conscia della missione di portare l'annuncio del Risorto a tutti gli uomini. La sua sicurezza riposa tutta sulla promessa di Lui: «Io sono con voi tutti i giorni, fino a quando questo tempo sarà compiuto» (28,20).
Per aiutare ad entrare in contatto con il Vangelo secondo Matteo, sono proposti alcuni brani, esposti secondo uno schema fisso. Dopo un'introduzione, è riportato il testo evangelico perché il lettore sia messo a diretto contatto con il Vangelo. Sarebbe illogico leggere un commento senza avere prima incontrato il testo stesso.
Dopo il contesto del brano, segue un breve commento che aiuta a percepire alcune delle mille voci che risuonano nel testo. I rabbini dicevano che un testo ha settanta significati, per indicare che nessuno mai riesce – né pretende – di esaurire la ricchezza del messaggio evangelico.
Verso la fine di ogni brano, alcuni interrogativi intitolati Domande per la vita e alla vita intendono favorire l'attualizzazione del brano in chiave personale e comunitaria. È importante che il testo evangelico illumini, sorregga, e orienti la vita di tutti i giorni. La parola deve essere meditata e vissuta.
L'ultimo passo è la Preghiera che, prendendo lo spunto da quanto illustrato nel brano, deve promuovere il rapporto con Dio. La Parola va pregata.
I brani non coprono tutto il testo di Matteo, ma sono stati scelti in modo da toccare tutti i "tasti" del vangelo e far così risuonare musiche diverse: discorsi di vario genere che si colorano in base ai destinatari (alla comunità, ai discepoli, agli avversari), miracoli, parabole, mistero pasquale… Manca il riferimento al Vangelo dell'Infanzia perché è già stato oggetto di un apposito volumetto (Natale, la bella notizia, Àncora 1999).
Questo lavoro è uno dei frutti del mio "riposo sabbatico" che ho trascorso nel semestre estivo del 2001 in Germania, a Monaco di Baviera.
Ringrazio la Facoltà di Teologia di Lugano che mi ha lasciato libero da impegni accademici per il suddetto periodo.
Ringrazio il mio vescovo, S. E. mons. Giulio Sanguineti, che ha reso effettivo tale semestre sabbatico concedendo di assentarmi e quindi sollevandomi dagli impegni nella diocesi di Brescia, a cui appartengo.
Ringrazio il Seminario Arcivescovile di Monaco di Baviera che mi ha accolto, offrendomi un ambiente atto allo studio e alla preghiera. Ai superiori, ai seminaristi, alle suore, al personale e agli ospiti che mi hanno fatto dono di una cordiale accoglienza e di una delicata amicizia, vada la mia riconoscente simpatia e fraterna stima che esprimo, in forma comunitaria, alla persona del rettore, dr. Franz Joseph Baur.
Mauro Orsatti
Festa di San Matteo, 21 settembre 2001
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SGUARDO D'INSIEME
L'appuntamento con Paolo è fissato nello spazio luminoso e infinito del suo capolavoro letterario e teologico, la lettera ai Romani (= Rm). Gli esperti concordano nel ravvisare in essa la sintesi più corposa, l'esposizione più completa, la presentazione più genuina del suo pensiero. Senza Rm non è possibile comprendere Paolo, la sua personalità, il suo genio, la sua spiritualità.
Un senso di attonito stupore e di mistica riverenza invade il lettore che si accinge ad affrontare questo testo. Sì, bisogna proprio affrontarlo, non come un nemico da eliminare, ma come una parete rocciosa da scalare. Superate le difficoltà e raggiunta la vetta, il paesaggio che si prospetta dà le vertigini dell'immensità e la meraviglia dell'infinito.
Sottolineiamo subito l'importanza di questo scritto per sollecitare il lettore a superare comprensibili resistenze che possono bloccare il suo procedere. Gli forniremo anche una elementare "attrezzatura" per comprendere meglio quello che va leggendo, lasciandogli poi il piacere di incontrare il testo stesso.
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PREFAZIONE
L'omelia è per i predicatori un ministero piacevole e difficile, per i fedeli un appuntamento abituale, per altri ancora un curioso oggetto di indagine.
Si sono moltiplicati in questi ultimi tempi i sondaggi per mostrare l'incidenza della proposta sugli ascoltatori. È risaputo che queste inchieste non sono oroscopi infallibili, né barometri di precisione, eppure forniscono un primo orientamento. I risultati, facendo tendere la lancetta al brutto, carichi come sono di critiche e di insoddisfazione, potrebbero favorire lo scoraggiamento o, peggio, l'arrendevolezza. In generale, le omelie sono criticate per la lunghezza, la ripetitività, la molteplicità di argomenti, la incapacità di comunicare, la mancanza di riscontro nella vita pratica, la lontananza dal testo biblico proclamato nella liturgia della Parola.
L'insistenza di studi, di sondaggi e di ricerche sull'omelia testimonia l'attualità del tema. Fa piacere constatare che anche sul versante laico si mostri un interesse che, sebbene abbia diverse ragioni, tuttavia afferma almeno implicitamente il diritto dell'ascoltatore di avere un prodotto di qualità.
Tali inchieste sollecitano, positivamente, ad una revisione radicale e stimolano a rivitalizzare l'impegno in questo ministero della Parola. L'omelia rimane un compito essenziale del sacerdote che, oltre all'incoraggiamento, necessita di alcune chiarificazioni ed, eventualmente, anche di alcuni sussidi pratici.
Per il contenuto non esistono dubbi, essendo ormai pacifico che la predicazione deve essere la presentazione della Parola di Dio, parola eterna che sopravvive a cielo e terra (cfr. Mt 24,35). Carisma del catecheta è quello di dischiudere il senso di Cristo all'assemblea liturgica, in modo da far emergere il sensus plenior della storia della salvezza. Allora si può ben dire che l'omelia è «l'esposizione semplice e pertinente che cali nell'esistenzialità dell'assemblea le multiformi ricchezze del mistero di Cristo e del rito sacro in atto» (CEI, Evangelizzazione e Sacramenti, n. 69). Sulla centralità di Cristo si era espresso anche Bonhoeffer in un corso di omiletica a Finkenwalde: «Dunque la parola della predicazione non è la forma o l'espressione linguistica per qualcosa d'altro che sta sullo sfondo, bensì il Cristo stesso che è in cammino come parola attraverso la sua comunità».
È tema ricorrente di ogni inchiesta o sondaggio l'esigenza di una maggiore incarnazione e attualizzazione della Parola di Dio. In fondo, gli ascoltatori esigono che quel messaggio tocchi la loro vita, imprimendole un'accelerata. Dunque, si tratta di un'esigenza legittima, direi sacrosanta. Un'omelia centra il suo obiettivo quando porta all'incontro vitale con Cristo. L'itinerario, quindi, parte dalla conoscenza di Cristo e approda all'esperienza con lui per trasformare la vita di tutti i giorni. Lo testimonia bene san Paolo quando, ad Antiochia di Pisidia, attualizza per la comunità presente la storia della salvezza: «Fratelli, figli della stirpe di Abramo, e quanti fra voi siete timorati di Dio, a noi è stata mandata questa parola di salvezza » (At 13,26).
Sul versante esterno, il predicatore dovrà porre attenzione al linguaggio e alle tecniche di comunicazione, affinché non vada sprecato il gran patrimonio che è posto nelle sue mani. Infatti, a differenza di un pacco regalo che consta di un contenuto importante e di una carta puramente decorativa ed estetica, l'omelia ha una sostanziosità che viene, oltre ovviamente dal contenuto, da molti fattori. Il linguaggio, la chiarezza, l'espressione e il tono della voce, la gestualità, la coerenza di vita del predicatore, la sua capacità di coinvolgere l'uditorio, non sono paragonabili ad un involucro che si può gettare a piacimento. Pur non essendo l'omelia in senso stretto, ne sono parte integrante perché veicoli del messaggio. Che senso ha avere qualcosa importante da dire, se poi non si è in grado di farlo giungere agli uditori? Qui il mezzo o "gli accidenti" sono intimamente legati alla sostanza. In tal modo, dalla felice combinazione di sostanza del messaggio e "accidenti" di presentazione, l'omelia diventa una vera arte. Sappiamo infatti che ars praedicandi o ars concionandi era un nome abituale per designare la predica fino al secolo XVII. Poi invalse l'uso di chiamarla "omelia".
È quindi scontata l'idea che, in quanto arte, l'omelia comporta non poche difficoltà. Perciò il predicatore manterrà viva la consapevolezza di portare un tesoro in vasi di creta (cfr. 2 Cor 4,7), ma dovrà pure essere convinto che, oltre alla sua competenza e preparazione, sa di potersi appoggiare sull'azione dello Spirito, il maestro interiore che solo «guiderà alla verità tutta intera» (Gv 16,13).
Intento di queste pagine è di offrire un contributo per la comprensione dei testi, lasciando a ciascuno la gioia di scandagliare nelle pieghe del testo per proporlo, nella sapienza dello Spirito, ad una comunità in ascolto orante, che bisogna prima conoscere per indirizzarle una parola pertinente, atta a metterla in contatto con la Parola che salva.
Mauro Orsatti
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Alcune preghiere nello scrigno del Nuovo Testamento
PREFAZIONE
«È bello pregare», «è importante», «è necessario», «pregare è amare», «la preghiera è il respiro della vita»: sono alcune citazioni del ricco campionario che illustra il valore della preghiera. Sul versante opposto, siamo sommersi da una valanga di perplessità o di interrogativi: «Non so pregare», «Come e quando pregare?», «Perché pregare?». Pur nella ondivaga opinione, il tema rimane di viva attualità, come documenta la quantità di letteratura, e di appassionata ricerca, o come dimostra la molteplicità di approcci.
Non c'è un unico cammino per la preghiera, ma esistono mille modi per portare avanti il dialogo con Dio. Nella complessità dell'argomento si inseriscono queste pagine con la timida pretesa di richiamare una verità, per altro ben nota: il valore e la necessità della preghiera biblica. Perciò sono prese in considerazione e brevemente commentate alcune note preghiere del Nuovo Testamento, con l'intento di stimolare i cristiani a «pregare la Parola». Partendo dai Salmi, preghiera dell'Antico Testamento, ma con largo impiego anche nel Nuovo, si lascia spazio ad una pluralità sinfonica, ascoltando qualche pagina dei Vangeli sinottici (soprattutto per il Padre Nostro e la preghiera del cuore), passando attraverso Paolo con gli inni cristologici e giungendo alla letteratura giovannea. Si tratta di una panoramica complessiva, anche se non completa, attenta a far sempre risuonare note bibliche.
È davvero auspicabile che il libro sacro sia sempre più riconosciuto e accolto come libro da leggere, da capire, da meditare e da pregare.
Il titolo proposto - L'arte di pregare - è preso dalla Lettera Apostolica di Giovanni Paolo II, datata 6 gennaio 2001. Può essere utile riportare per intero il capitoletto sulla preghiera (numeri 32-34), perché vale come ottima panoramica introduttiva.
Mauro Orsatti
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PREFAZIONE
Queste pagine sono nate come note o "dispense" per gli studenti della Facoltà di Teologia di Lugano (Svizzera). Ora lasciano il ristretto ambito originario e sono proposte ad un pubblico più vasto.
Per stile e contenuto appartengono al genere letterario di "Introduzione al Nuovo Testamento". Si tratta di un sussidio per comprendere alcune tematiche generali (Prima Parte), e avviare allo studio dei singoli libri (Seconda Parte).
Rispetto ai numerosi libri che trattano lo stesso argomento, il presente offre alcune particolarità.
La Prima Parte, dopo le nozioni preliminari alla Bibbia ed un richiamo a questioni generali come: presentazione storico-letteraria, ispirazione e canone, apre l'orizzonte a tutto il testo sacro, collocandolo all'interno della vita ecclesiale. Compaiono perciò temi come "La Bibbia nella vita della Chiesa", "Bibbia ed evangelizzazione", "La Bibbia nei documenti del Magistero". Lo sguardo si spinge anche nella vita del credente, proponendo, ad esempio, la Lectio divina come metodo di preghiera che utilizza la Bibbia.
La Seconda Parte presenta ad uno ad uno i 27 libri del Nuovo Testamento. Le complesse e numerose problematiche (individuazione dell'Autore, cronologia, composizione…), pur accennate per correttezza e onestà scientifica, non occupano troppo spazio, cedendo il passo alla presentazione di ciò che è più condiviso e veramente utile per la comprensione del testo.
Proprio perché "introduzione", il libro suppone un continuo riferimento ad altri testi, capaci di svolgere in profondità e in ampiezza il tema. A tale scopo servono le numerose note che corredano il testo e la copiosa bibliografia posta alla fine di ogni capitolo.
L'intento primo del libro è quello di fornire al lettore, non importa se studente di teologia o persona semplicemente interessata all'argomento, una minima mappa di orientamento per districarsi nel ricco ma anche complesso campo del Nuovo Testamento. L'intento finale, o auspicio, è quello di favorire la lettura del testo sacro che deve diventare sorgente di vita. Sull'importanza del Nuovo Testamento, per i cristiani così si esprime il CCCC , n. 22:
Il Nuovo Testamento, il cui oggetto centrale è Gesù Cristo, ci consegna la verità definitiva della Rivelazione divina. In esso i quattro Vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni, essendo la principale testimonianza sulla vita e sulla dottrina di Gesù, costituiscono il cuore di tutte le Scritture e occupano un posto unico nella Chiesa.
Mauro Orsatti
30 settembre 2005
Memoria liturgica di san Girolamo, patrono dei biblisti
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OBBEDIENTI ALLA PAROLA
Commento alle domeniche e feste ANNO A
Dopo il volume In cammino con la Parola per le omelie festive del ciclo C (Luca) non poteva mancare quello del ciclo A (Matteo), richiesto da non pochi lettori.
La risonanza della Parola di Dio è grande ovunque, come documenta il numero elevato di traduzioni: interamente o anche solo parzialmente, soprattutto i Vangeli, la Bibbia è tradotta fino ad oggi in 2462 lingue, un vero best seller della letteratura mondiale. La sua diffusione è favorita anche dalla predicazione, un importante mezzo di conoscenza e di catechesi. Anche per il singolo cristiano, e non solo per lo studioso, vale il detto di san Gregorio Biblia crescit cum legente. Forse, è ancora più vero il rovescio della frase: colui che legge, meglio ancora se medita e prega la Bibbia, cresce perché mosso e innalzato dallo stesso Spirito che l'ha prodotta, conservata nei secoli e continua a farla gustare con il dono della sapienza.
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Prefazione
«La parola di Dio non è incatenata» (2Tm 2,9) grida Paolo, prigioniero nel corpo ma libero nello spirito. Per diventare anche noi sempre più liberi, facciamo tesoro di questa parola che illumina la mente, riscalda il cuore, favorisce l'incontro con Cristo e orienta verso i fratelli.
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Meditazioni sul libro Atti degli Apostoli.
Dopo il commento ai quattro vangeli, quello degli Atti degli Apostoli era un "debito" con l'Editrice Ancora e, più ancora, con i lettori. La storia di Gesù continua nella storia della Chiesa, lo Spirito del Risorto vivifica la comunità dei credenti, rendendola idonea alla missione.
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Pubblicato da
La Voce del Popolo, che raccoglie le "finestre di apertura"
Sono pillole di saggezza consigliate per vivere meglio. Debbono fare da antidoto per i veleni vari e pericolosi che ci vengono propinati e che non sempre riusciamo a riconoscere e a rigettare.
Mauro Orsatti
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(seconda edizione)
PREFAZIONE
"Attenti ai ladri": il cartello invita ad essere guardinghi ed è posto in luoghi molto affollati, dove è più facile essere derubati. Sarebbe da porre anche in prossimità delle feste natalizie, quando più alta è la probabilità di essere privati, non dell'orologio o del portafoglio, ma del significato vero del Natale e dei giusti sentimenti connessi. Molteplici sono i possibili autori del furto; ci limitiamo a citarne due: la mentalità consumistica e certi teologi.
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Panoramica biblico
PREFAZIONE
"La vita è bella", titolo di un celebre film di Roberto Benigni, potrebbe diventare il possibile e auspicabile programma dell'esistenza. Ognuno dovrebbe impegnarsi e ingegnarsi a rendere bella la vita, la sua e quella degli altri. I tentativi non sono mancati e nemmeno i risultati, pur nella simpatica varietà delle concretizzazioni storiche. Molte sono le sfaccettature possibili.
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Commento alle letture festive dell'anno B
PREFAZIONE
Il presente volume completa con l'anno B la trilogia del commento alle letture festive, dopo In cammino con la Parola (Anno C) e Obbedienti alla Parola (Anno A). Era un debitum con l'Editore e, più ancora, con i lettori, soprattutto con coloro che hanno il compito della predicazione. Sono i «ministri della parola» (Lc 1,2), o, per essere più fedeli all'originale greco, i «servitori della parola».
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Il pianeta donna ha un'orbita che si interseca sempre più con il pianeta uomo. La lettura della Bibbia permette di scoprire donne piene di intraprendenza, coraggio e sensibilità, capaci di dare una svolta alla loro vita anche controversa, poi arricchita dall'incontro con Cristo.
Donne in carriera: l'espressione non vuole evocare delle arrampicatrici sociali, ha invece il senso positivo di donne arrivate a un traguardo invidiabile, dopo una strada spesso tortuosa, non aspirando a un pubblico riconoscimento, spinte invece dall'intelligenza, con la forza del sentimento e il calore del cuore. Hanno conquistato rispetto e stima divina, spronate e promosse dall'unico Maestro che sa leggere nel profondo e trasformare una goccia di bene in una cascata di vero successo. Lo scopo del libro, fondato sulla Parola di Dio, è di contribuire a superare l'ignoranza, causa di bassi luoghi comuni, e di promuovere una maggiore conoscenza: per gli uomini, per un'appropriata valorizzazione dell'universo femminile, per le donne, per renderle sempre più coscienti di avere valori e potenzialità, un genio femminile propenso al servizio di tutti, secondo un concetto caro a san Giovanni Paolo II.
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Abbiamo offerto alcuni saggi di lettura «integrata» con il mondo
biblico, la sua lingua e cultura, la sua teologia. Non possiamo rimanere estranei, perché noi siamo intimamente collegati con gli ebrei che san Giovanni Paolo II chiamò «i nostri fratelli maggiori»105.
Non ci sarà possibile arrivare alla comprensione del vangelo e di
tutto la Bibbia in generale, senza una conoscenza di quel mondo.
Proviamo a vedere «come cambia il look» quando i termini sono
letti di più nel loro contesto culturale. Prendiamo ad esempio il
Salmo 86:
4 Rallegra la vita del tuo servo,
perché a te, Signore, rivolgo l’anima mia.
11 Mostrami, Signore, la tua via,
perché nella tua verità io cammini;
tieni unito il mio cuore
perché tema il tuo nome.
12 Ti loderò, Signore, mio Dio, con tutto il cuore
e darò gloria al tuo nome per sempre,
Ripensiamo che sapore più ricco e che orizzonte più vasto ci offrono adesso termini come servo, nome, cuore, dopo anche
solo il modesto approfondimento che è stato offerto nelle pagine
precedenti. Sarà facile immaginare quanta ricchezza si nasconda
ancora nella Parola di Dio, davvero un tesoro inesauribile per
l’intelligenza, per il cuore, per la vita.
Questo è stato lo sforzo di tutto il nostro discorso che ora volge
al termine. Non abbiamo avuto la presunzione di esaminare tutte
le «pagine difficili della Bibbia», né di aver esaurito la conoscenza
di quelle prese in considerazione. Con umiltà e con tenacia ci siamo
addentrati in alcuni settori, da quello culturale, legato a usi e costumi del tempo a quello più strettamente filologico e linguistico.
Alla fine del percorso i lettori giudicheranno se quell’aggettivo difficili è rimasto come un muro impenetrabile, forse maggiormente
ispessito, oppure se ha mostrato delle crepe, lasciando filtrare il
raggio di qualche illuminante spiegazione.
Il lavoro è iniziato, ma non concluso. A ciascuno l’augurio di
poter continuare l’esplorazione, l’approfondimento e la degustazione spirituale della Parola Dio, ricordando sempre che Verbum
Domini manet in aeternum.
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